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mercoledì 3 luglio 2019

VIDEO TESTIMONIANZA

In questo video possiamo sentire la testimonianza di Alberto: un uomo che ha vissuto per 42 anni (dal 1948 al 1990) nel manicomio di Roma "Santa Maria della Pietà" in cui spiega soprattutto la pratica dell'elettroshock e in generale anche la sua esperienza. Qui possiamo assistere anche all'intervento di Adriano: un infermiere che lavorava all'interno di questo manicomio e che spiega il cambiamento del manicomio dopo la Legge Basaglia del (1978).


martedì 2 luglio 2019

LA LEGGE BASAGLIA

LA RIFORMA DELLA PSICHIATRIA
Il 13 Maggio 1978 fu la data più importante perché determino l'abolizione dei manicomi in Italia grazie alla nascita di una nuova riforma: la Legge n.180 del 1978 ossia la Legge Basaglia (in quanto lui stesso il promotore).
Questa riforma era sostenuta da buona parte del mondo scientifico, è approvata grazie alla progressiva convergenza tra sinistra democristiana PCI, PSI e i sindacati.
 Grazie alla promozione della Legge Basaglia, sono stati demoliti i fondamenti su cui si era costruita la psichiatria moderna: pericolosità sociale e reclusione dei malati.
Questa legge prevede che le persone affette da disturbi mentali vengano assistite in servizi decentrai e nei casi più gravi in speciali unità inserite negli ospedali civili.
Viene eliminata ogni forma di segregazione del paziente, sono abolite le pratiche violente, i mezzi di contenzione, l'elettroshock e vengono così rinnovate completamente le tecniche terapeutiche; le persone malate di mente tornano dunque ad essere persone con diritti civili e politici.
Basaglia vuole ora conciliare la responsabilità di curare i malati con il rispetto della loro dignità di cittadino e lo deve fare anche la società.
CONSEGUENZE LIMITI E PROSPETTIVE
100'000 persone malate escono dagli ospedali psichiatrici per non entrarci più. La chiusura dei manicomi significa: libertà, dignità e nuove opportunità di vita ma in altri casi a chiusura dei manicomi significa: abbandono, solitudine, disagio e paura.
Nonostante la Legge 180 descrivesse un vero e proprio cambiamento, essa era comunque molto debole: 
1. perché non vi erano le risorse (soprattutto economiche) per dare il via a quello che Basaglia aveva idealizzato. Questo problema è ancora presenti ai giorni d'oggi, sebbene siano già passati ben 41 anni dall'approvazione della legge 180, perché la maggior parte delle strutture che si occupano della malattia mentale sono ancora arretrate (anche a livello Europeo) 
2. perché non avvenne  l'immediata chiusura di tutti i manicomi ma questo successe soltanto tra il 1994 e il 1999.
Basaglia aveva fatto si che ogni malato avesse un permesso giornaliero ma inizialmente non fu un'idea positiva perché successero due incidenti importanti:

  • Durante il permesso giornaliero di un paziente di Gorizia tornò a casa e uccise la moglie.
  • A Trieste nel 1972 un paziente sempre in permesso giornaliero uccise i genitori.
Basaglia fu quindi costretto a concludere l'esperienza.
La legge 180 era una legge quadro, prevedeva quindi l'intervento delle regioni. Ovviamente in alcune zone il progetto funzionava bene grazie alla corretta partecipazione delle regioni, mentre in altre zone si riscontravano maggiori difficoltà soprattutto perché le regioni non collaboravano a causa di idee tradizionaliste.





lunedì 1 luglio 2019

VERSO LA LEGGE BASAGLIA

Basaglia quindi diventa un personaggio importante grazie alle sue numerose lotte; tanto che, alla sua rivolta, viene attribuito un simbolo. Si tratta di un opera d'arte creata a Trieste nel 1973 chiamata "Marco Cavallo", una struttura di cartapesta a forma di cavallo il cui interno era ricoperto di desideri scritti dai ricoverati del manicomio.


Marco Cavallo
Basaglia aveva un aspetto interessante: "l'essere fuori dalla disciplina". Non nega mai la sofferenza psichica e sostiene che la risposta non è l'internamento psichiatrico/manicomiale.
Durante un'intervista egli definisce così l'internamento:
"In un ospedale dove i malati sono legati credo che nessuna terapia di nessun genere (Biologica o psicologica) possa dare giovamento a queste persone che sono costrette in una situazione di sudditanza e cattività da chi li deve curare"
Il malato di mente è pericoloso dice Basaglia però la pericolosità non deriva solo dalla malattia, bensì da una serie di fattori che determinano nel soggetto quelle motivazioni che lo spingono ad un determinato comportamento. La pericolosità può essere gestita e deve essere data più importanza al malato che alla malattia.